Lassù, sul Monte di Mezzo
È ricorrente soffermarsi sul fascino di alcuni luoghi di culto, posizionati in alto e spesso con panorami di rara bellezza, dimora acconcia per il divino. La chiesa di Montemezzo è uno di questi luoghi. Collocata nel punto più alto del territorio sovizzese, offre al viandante dal sagrato l’incantevole vista sulla Valle dell’Onte mentre, svicolando da un cunicolo che fiancheggia la chiesa, ci si affaccia sull’altrettanto splendida Valdiezza. Un edificio consacrato al culto era sicuramente presente sul posto sin da prima dell’anno mille, probabilmente congiunto all’antico castello presente in zona nel medioevo, e fu danneggiato e distrutto ripetutamente nel corso dei secoli. La chiesa attuale risale in pratica al 1622 e, come si legge su una lapide evocativa, venne sollecitata dalla Communitas Montismedii (Comunità del Monte di Mezzo). Conserva preziose testimonianze artistiche nella struttura degli altari ad opera dei fratelli Merlo e di Pietro Cavaliere, nelle sculture di Orazio Marinali e della sua bottega, e nei dipinti, in particolare nella tela del Maganza che sull’altare maggiore rappresenta il martirio di San Bartolomeo, uno degli apostoli, cui è consacrata la chiesa. La salubrità dell’aria e la quiete del posto, cui fanno da sentinella dalla facciata le statue di Davide e di un corrucciato Mosè, ha fatto di Montemezzo uno dei luoghi preferiti della curia vicentina per destinarvi preti per periodi di studio, di meditazione o di convalescenza. Nella canonica di Montemezzo si sono per questo motivo susseguiti personaggi di primo piano della gerarchia ecclesiale, che hanno sempre lasciato un ottimo ricordo alla solidale Communitas Montismedii.