La Grande Quercia

La Valle delle Anguane

Prendendo la Stradona che parte dalla chiesa di Vigo per addentrarsi nel Sarolo verso il Gavasso, piano, piano, l’acciottolato lascia il passo ad un piccolo sentiero, che sbuca in un dolce pendio presidiato da una quercia maestosa: siamo nella Valle della Anguane. Il posto è suggestivo, solitario e silenzioso, e ben si presta ad evocare la presenza di figure mitiche dei nostri boschi e delle nostre vallate, come l’Orco, come i Salbanèi e appunto le Anguane. Erano queste, secondo i racconti della tradizione, misteriose creature femminili legate all’acqua, dalle caratteristiche simili alle ninfe di classica memoria. Fate o streghe, le vaghe testimonianze di chi si imbatteva nelle Anguane venivano puntualmente riportate nei filò invernali dai quali, ritoccate con dettagli fantastici, transitavano nella cronaca popolare. Del resto non è difficile che in questa conca, antico passaggio di uomini e bestie tra Vigo e Valdimolino, qualche viandante notturno, magari reduce da un incontro rallegrato dal prelibato gargànego locale, complice un filo di vento, vedesse sembianze femminili agitarsi al riflesso della luna sulla rugiada. La valle offre un incantevole paesaggio, da godere soprattutto in primavera, quando profumi e colori si inseguono come i caprioli che nella zona sono numerosi e che non è raro trovare sotto la grande quercia. Nella notte del solstizio d’estate, proprio sotto il vecchio imponente rovere, formazioni musicali di Sovizzo propongono brani tradizionali e rievocativi, un po’ pagani, un po’ folcloristici. Pare si divertano anche i tassi, le volpi e gli scoiattoli. Oltre naturalmente alle Anguane.