Vigo e i Castelli di Giulietta e Romeo

Le Spurghe: un sito particolare

Cunicoli stretti da rocce a strapiombo, in mezzo ad una natura selvaggia e suggestiva: sono le cosiddette Spurghe. Il toponimo deriva dal tardo latino medievale “speluncula”, termine usato per indicare una cavità paludosa dalla quale scaturisce acqua. Il termine risale al XVI secolo e sta ad indicare un luogo denominato in passato anche “Sgreve”, nonché “Castellare” a causa di una fortificazione probabilmente longobarda, esistente un tempo sopra di essa. Sant’Urbano infatti è stato centro collinare importante per questo popolo, qui insediatosi per l’abbondanza d’acqua e probabilmente per la vicinanza di queste Spurghe, le cui vie di accesso erano facilmente difendibili. Nell’ultima guerra una trentina di partigiani locali si sono là nascosti, durante l’inverno 1944/45. Per i nazi-fascisti era impossibile, oltre che pericoloso, tentare di snidarli. Le fratture e i cunicoli si sono formati in tempi remoti per il collassamento delle rocce arenarie sulle sottostanti rocce calcaree. Per la scarsa coerenza di tali rocce, l’area risulta infida ai visitatori che non la conoscono bene. Le “Spurghe” di Sant’Urbano sono una decina e raggiungono uno sviluppo di circa 650 metri. Esistono poi cunicoli sotterranei e cavità, che sono stati esplorati ad opera del gruppo speleologico Proteo di Vicenza. La quasi totale assenza del sole e la presenza di versanti angusti e profondi danno al luogo un accentuato grado di umidità, per tutta l’area, che permette la sopravvivenza di muschi, licheni e felci. Qui le robinie, gli olmi, le querce e i carpini salgono alti in cerca del sole, avvinghiati, da rovi e vitalbe. Dal lato faunistico, le Spurghe sono sempre state rifugio di volpi e altri animali, come tassi, ghiri, faine e di varie specie di piccoli serpenti. Sono anche luoghi ideali per gli uccelli. La zona delle Spurghe è un piccolo paradiso naturale, per la cui visita è consigliato l’accompagnamento di guide.